Il tema di questo poema è il senso del piacere fisico e spirituale della vita. Tema, su cui il poeta, uomo sensibile e misurato, esegue le sue variazioni così brillanti da diventare virtuosismi. Porta in quest’opera una tenera sentimentalità, una elegante eloquenza che diffida di effetti troppo vistosi, ma sostenuta da una sensibilità e da una preziosa forza inventiva. Si può affermare senza esagerazione, che in questo lavoro viene attuata una raffinatissima sintesi letteraria affiancata da uno stile sempre più forte. Questo componimento porta già nel suo titolo un suono facile e di esercizio a tesi. Tra i temi che vengono trattati con maestria: +l’amore per Elvira che incarna l’amore totale (Vivere l’amore di colei…/dietro la casa chiara lungo il mare/dove la passione attese lunghe ore/soltanto nel silenzio di una nota/le labbra sulle labbra intensamente/di fuoco fu l’amore di quel corpo); +l’amore per la sua terra che non viene mai dimenticata (Trinacria mia dolce e sorridente/fugge la gente, innalza la bandiera/fra il bianco della luna e il rosso faro/-uomini albero- stingono la speranza/un giorno tornerò sono sicuro/rivedrò il tramonto di quel sole/guardando fra le onde…/la ridente mia insenatura); +la vita e la morte eterni problemi esistenziali (Lamine vetrose fendono la vita/ultimi raggi di un tramonto eterno/l’anima s’innalza al suo confine/intimorito, attende, il richiamo del mistero). Si evidenzia la chiara e crescente esercitazione su temi affrontati e a loro volta frutto di una feconda ingegnosità creativa che ha bisogno di sfondi spettacolari e di armonie naturali. Il lavoro si palesa in un atteggiamento più meditativo e pensoso ricercando nella sua ispirazione quei toni di malinconia che in certe poesie più giovanili la sua sensibilità letteraria aveva saputo assimilare e riprodurre, e soprattutto, a nostro parere, quei toni di calma e soave musicalità che egli aveva già creato in alcune raccolte precedenti; toni, più blandi e pacati frutto di una sorta di solitudine senile, volti a precisare il sentimento sereno e il bisogno fantastico del poeta. “L’Isola del vento” rappresenta, ad oggi, certamente il punto più alto della sua coscienza artistica, il momento più sereno e maturo della sua attività di poeta. Nasce sull’accordo più maturo e profondo dei grandi motivi dell’anima. (Son cose che ho serbato interiormente/e che vorrei esprimere a qualcuno/che dell’amore sa cos’è dolore/rimase col sorriso sulle labbra/rimase col sorriso della morte/l’uomo s’inginocchia e crede/crede nel silenzio della massa…). Versi in cui si propugna una poetica che mira alla serenità attraverso la sensibilità del dolore. Grande capolavoro e punto estremo di quella tendenza alla musica e alle immagini. C’è in queste pagine molto garbo e una finezza di disposizione; il Poeta è portato verso sensazioni vaghe e suggestive di un clima pacato e nostalgico. L’opera ha origine da un’estrema concentrazione di sentimento e di pensiero su di un tema che in varie maniere lo occupa da tempo e dove le sue intuizioni indeterminate e senza chiari limiti trovano un approdo sicuro. In questo poemetto vi è una fermezza che rivela una profonda trama intellettuale, esclude fantasticherie e vagheggiamenti. Il silenzio infinito della morte, la quiete, gli sterminati spazi, non sono freddi concetti. Tutto si risolve in musica, una musica che sale dall’anima, ricca e immacolata. Tutto questo è racchiuso con criterio nella delicata figura di Elvira. Ma… chi è Elvira: Una donna amata oppure una immagine vagheggiata? E’ un incontro di ricordi suggestivi oppure un preciso sentimento amoroso? Sicuramente è oggetto di passione e di tormento. Mario Maranzano ha dedicato a questo poema tante cure e tanta sapienza stilistica; sapienza e finezza di stile che gli permettono di meritare un posto nella letteratura italiana.
G. T.
Vaghe…Stelle…; L’ISOLA DEL VENTO: Prologo; Parte I; Parte II; Parte III; Parte IV; Epilogo.
Mario Maranzano