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Il caso ha voluto che incontrassi e conoscessi Mario Maranzano durante uno dei suoi soggiorni in Spagna. Era lì, fermo, in apparente contemplazione davanti al monumento del poeta Federico Muelas nella chiesa di San Pantaleon; in apparente contemplazione. In realtà, osservando bene, la scena raffigurava due persone intente a dialogare. Incuriosito mi avvicinai al forestiero; accertata la sua provenienza gli chiesi cosa lo avesse colpito in quel personaggio raffigurato. Abbozzando un lieve sorriso mi rispose: “Sono come Muelas, un poeta!” Nacque così e quasi subito un rapporto di collaborazione. Successivamente ho avuto la possibilità di leggere le opere che Mario Maranzano aveva pubblicato. I suoi poemi sono una continua denuncia contro un <regime> che apparentemente non esiste più; in realtà continua a vivere ben celato da una maschera chiamata  <democrazia>. <Regime> che il nostro Autore definisce come: “Totalitarismo democratico”. Siamo di fronte a persone che puntano al guadagno, che puntano alla conquista delle città (Avila). Siamo di fronte a lupi che permangono nel vizio, quello di sbranare l’indifeso agnello. Così si configura la dittatura del presente. La sua poesia canta la storia di una Italia tradita, di una Europa tradita, di un Mondo fagocitato in un vortice di <palazzi> che sono la metafora del nulla, un nulla che esiste in qualsiasi città del nostro Pianeta. Mario Maranzano nei suoi poemi canta tutto questo e lo canta con tanta maestria. España si titola il poema di questa sua ultima fatica. In questa nuova raccolta viene testimoniata la lacerante contraddizione fra la realtà del presente e la falsa retorica di un passato che viene mantenuto in vita da una ossigenazione artificiale. In questo suo viaggiare poetico c’è spazio per la critica più aspra. Ci troviamo di fronte ad indignati versi civili tramite i quali l’Autore si augura che possa essere veramente data dignità ad una politica da sempre corrotta. Pur consapevole della falsità che questa manterrà, spera che per incanto, possa servire a far nascere un nuovo progetto per il Mondo. In questa opera si propone come un: “Don Chisciotte”, un cavaliere errante che vaga per le strade della Spagna. Le sue poesie sono brevi narrazioni con ammonimento finale dopo aver meticolosamente osservato quello che lo circonda. Pone, come Don Chisciotte, uno spirito disinteressato che raddrizza i torti e corregge le ingiustizie. E’ un dialogo continuo, un dialogo che mette di fronte la sensatezza con le tentazioni. Il nostro Autore viaggia /Rosa Pineda mi portò a Madrid/ e in questo peregrinare aggredisce la maschera del ridicolo, la maschera dell’ipocrisia. Ha bisogno di dare voce a queste cose, alle cose di un territorio, il suo, la sua terra /così antica…/che intanto lentamente muore/… ave Romani./Dov’era la grandezza di quel giorno/. La sua è la voce del combattente per un futuro diverso nella prospettiva di un futuro felice. Dal punto di vista formale avvertiamo un ricorso insistente all’immagine, alla metafora, alla comparazione; figurazioni surreali di profonda suggestione, in cui si configura un <Mondo> dominato da oscure minacce. In España, grande metafora contro la violenza, il nostro Poeta difende la speranza, un futuro senza guerre; difende la vera <Democrazia> ossia un futuro senza sfruttamenti, senza discriminazioni. Innanzi al monumento che raffigura il poeta Federico Muelas, Mario Maranzano, nell’assoluto silenzio della mente, dialogava di morte, di vita, di libertà, di pace e di tutti quei valori che l’uomo con fatica ha conquistato ma che non è in grado di mantenere.                                                                                                                              

Canti con me, Muelas, la sorte/Universo sconfinato il poetare/Eros, arte, guerre, dittature/Nulla ci ferma, la democrazia/Cantavi, canto, non esiste/Avanti va il pastore a tergo i suoi caproni.

                                                                                                                                                                 J. P. M.

 

España;  Avila;  Santa Teresa;  Cadice;  Cordova;  Mille colonne;  Era comune l’oasi;  Cuenca;  Rosa Pineda;  Granada;  Un giorno tornerò;  Andaluçia;  García Lorca;  Io, la palma e al-Kabir;  Due occhi bruni;  La mia donna;  Un Dio sconosciuto;  Malaga;  Africa mia;  Elvira-el cenachero;  Il gigante;  Oltre la porta;  Il pargoletto;  Samaritano;  Voi non vegliate;  Nerja;  Ronda;  Ferri battuti;  Ronda <Madinat Runda>;  Plaza de toros;  Françisco e Carmençita;  Giuanin;  Dove il tramonto indora;  Vidi Olvera;  Salamanca;  Il navigante;  Gianna de Tormes;  Segovia;  Alcazar;  Giganti di granito;  Santiago Matamoros;  Ferdinando e Isabella re cattolici;  Maestà;  Il povero cavallo;  Il poverello;  Sierra de Francia;  Siviglia;  Chiaramente.

Mario Maranzano

Copertina del libro Espana
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